“Selci Visionaria” è un progetto di valorizzazione e riqualificazione urbanistica del borgo storico di Selci, finanziato dall’Ufficio di Scopo per i Piccoli Comuni della Regione Lazio, nell’ambito dell’avviso pubblico “Un Paese ci vuole 2021”.
I Murales di Selci Pubblica e Visionaria
Posizione
Comune di Selci,
02040 – Selci (RI)
Orari di apertura
Sempre aperto
“Selci Visionaria” è un progetto di valorizzazione e riqualificazione urbanistica del borgo storico di Selci, finanziato dall’Ufficio di Scopo per i Piccoli Comuni della Regione Lazio, nell’ambito dell’avviso pubblico “Un Paese ci vuole 2021”.
L’obiettivo del progetto è creare un percorso artistico capace di parlare sia al cuore che alla mente, non solo dei pellegrini, ma anche di tutti coloro che visiteranno Selci, scoprendone le bellezze e le tradizioni culturali. Gli artisti coinvolti hanno realizzato interventi mirati a rispondere alle esigenze della comunità, migliorando la qualità estetica degli spazi e rendendoli più accoglienti. Il progetto mira a creare un circuito che promuova e valorizzi il territorio, fondendo insieme territorio, cultura, creatività e arte.
Le installazioni e le performance artistiche sono disseminate lungo un itinerario che parte da Piazza del Popolo e si snoda fino al centro storico.
“Selci Visionaria” è quindi un viaggio esperienziale, incentrato su un turismo lento e sensibile alle sollecitazioni spirituali che il percorso suggerisce, in linea con il Cammino della Via di San Francesco. Le opere sottolineano l’importanza della scelta e dell’azione umana nel percorso di crescita spirituale.
San Francesco d’Assisi, figura estremamente attuale, ci ricorda l’importanza del rapporto tra uomo e ambiente, fondato su un patto di mutuo rispetto tra tutte le creature. Il suo invito a spogliarsi del superfluo è un’esortazione a tornare all’essenza delle cose, riscoprendo la vera natura dei rapporti umani. Non una singolarità isolata, ma una parte di un tutto armonioso, che riflette la molteplicità del Creato.
LE RADICI DELL’OLIVO – Tina Loiodice
“Le radici dell’olivo” è un’opera che sintetizza la tradizione agricola del territorio, fortemente legata alla coltivazione dell’olivo, e lo spirito della Via di San Francesco.
Le creazioni dell’artista Tina Loiodice raccontano la profonda connessione tra la comunità di Selci, dedita alla coltivazione degli ulivi, e il simbolo stesso dell’olivo, che accompagna la vita e il cammino di San Francesco. L’intento dell’opera è quello di radicare questo legame tra il territorio e il Santo, evidenziando la forza spirituale di questa terra.
San Francesco, con le sue parole: “Guardate gli uccelli nel cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate forse più di loro?”, ci invita a confidare nella Provvidenza. Nella sua predica, si coglie l’essenza della fiducia e della speranza, messaggi che l’artista ha unito a un altro tema fondamentale: la pace.
L’olivo, con le sue foglie e i suoi frutti, rappresenta il ciclo della vita, tra il sole e la luna, e si unisce alla figura di Francesco e degli uccelli, simboli di libertà e armonia. I pellegrini che percorreranno il sentiero di San Francesco fino a Selci potranno incontrare, attraverso queste opere, la spiritualità e il pensiero del Santo. La Provvidenza e il Sacro sono sempre presenti sul nostro cammino, ma serve uno sguardo e uno spirito illuminato per riconoscerli.
EMPATIA – Maupal
L’empatia è una qualità intrinseca nell’essere umano, che ci permette di riconoscere l’altro come portatore di pensieri, sentimenti e desideri, e di partecipare attivamente a queste esperienze.
L’artista Maupal ha voluto far emergere il concetto di empatia nel contesto attuale, ponendo l’accento sull’importanza dell’adattamento e della coesione comunitaria, opponendosi all’individualismo prevalente. Il suo messaggio richiama l’insegnamento di San Francesco, che attraverso il Cantico delle Creature celebra la vita, l’amore e il rispetto per la natura e per gli animali.
Educazione all’empatia è il tema centrale dell’opera, che invita ad aprirsi agli altri, coltivando la cura e il rispetto reciproco, così come verso l’ambiente che ci circonda.
I due murales di Maupal sono carichi di simbolismo e trasmettono un messaggio chiaro, che richiama le virtù di San Francesco: povertà, umiltà, sapienza, semplicità, carità, obbedienza ed empatia. Il lupo, rappresentato in chiave allegorica, diventa simbolo del male addomesticato dall’amore e dalla dolcezza, metafore di ogni relazione con l’altro, soprattutto con il diverso e lo sconosciuto.
LUMINESCENZE – Anna Maria Angelucci
“Luminescenze” è un’opera che racconta il viaggio di San Francesco, esplorando la sua ricerca del senso dell’esistenza e la sua connessione con la natura e gli altri. La rappresentazione unisce la terra e il cielo notturno, simboleggiando le traiettorie del cammino di Francesco e la consapevolezza di essere parte integrante del cosmo, proprio come un albero, un animale o il cielo stesso.
L’opera, di giorno, mostra la mappa del territorio di Selci e il percorso compiuto da Francesco alla ricerca di sé. Di notte, si illumina come il cielo stellato, rivelando la costellazione di Cassiopea e altre stelle, che illuminano il suo cammino e quello di chi oggi visita Selci.
L’elemento dell’ottagono ricorre come simbolo di infinito, rappresentando gli “infiniti mondi” e il legame tra il sole e la luna, elementi centrali nel firmamento di Francesco.
NATURA MISTICA – Felice Rufini
“Natura Mistica”, ispirata alla figura di San Francesco, rappresenta lo spirito della natura che protegge il borgo di Selci e la sua comunità. La scultura riflette la profonda connessione tra l’essere umano e l’ambiente, evocando il messaggio di Francesco sull’importanza del rispetto e della protezione della natura.
Realizzata in travertino, l’opera prende vita da un unico blocco di materiale naturale, che l’artista ha plasmato con cura per esprimere un simbolo di protezione. “Natura Mistica” richiama il ciclo vitale e il legame profondo tra l’uomo e la terra, trasmettendo un messaggio di dolcezza e rinascita. Ogni piccolo gesto di cura verso l’ambiente diventa fondamentale per la protezione del Creato, invitando a riflettere sul ruolo di ciascuno nel preservare la natura.
DIMENTICANDO SE STESSI CI SI RITROVA – Ilaria Paccini
Ispirata alla celebre frase attribuita a San Francesco, l’opera di Ilaria Paccini mette in evidenza il vuoto sociale in cui si ritrova chi non riconosce sé stesso negli altri. Al tempo stesso, sottolinea l’importanza della piazza come spazio condiviso, luogo di incontro e scambio.
L’intervento artistico sfrutta una pareidolia, creando un volto e un corpo umano che emergono dalla parete e un piede che tocca terra, simboleggiando un percorso di nuova consapevolezza. La pavimentazione in ceramica Raku, realizzata con la collaborazione del ceramista Emanuele Fois, rappresenta l’inizio di questo nuovo cammino umano.
Il colore verde/oro della scultura richiama l’olio d’oliva, simbolo della tradizione e della saggezza, mentre il piede nero rappresenta l’oscurità e l’ignoranza, ma anche l’inizio di una nuova luce e consapevolezza.
MEMBRA – Emanuele Fois
L’opera di Emanuele Fois completa quella di Ilaria Paccini con una pavimentazione in ceramica Raku, una tecnica antica originaria della Corea e del Giappone. Il processo, che prevede la cottura a elevata temperatura e la successiva riduzione del materiale, ha prodotto piastrelle uniche, decorate con simboli semplici ma profondamente significativi.
Questo progetto ha coinvolto la comunità di Selci in un workshop collettivo, durante il quale sono state incise sulle piastrelle parole tratte da San Francesco: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore è un artista.”
L’esecuzione pubblica delle piastrelle è stata un vero processo di alchimia sociale, una riscoperta delle radici del fare, del contatto con la terra e della semplicità, valori profondamente legati alla filosofia francescana. Questo percorso di creazione ha rappresentato una metaforica “opera al nero”, in cui i partecipanti hanno riscoperto il legame tra l’uomo e la materia, partendo dal fango e dalla terra, da cui, secondo il mito, è stato plasmato l’essere umano.